Cybersecurity nell’Internet of Things

banner_professori

Si stima che oggi le “cose” connesse ad Internet superano i 13 miliardi, di cui solo 8 milioni in Italia, e che da qui al 2020 supereranno quota 20 miliardi, per un giro d’affari di qualche trilione di dollari. Nel 2020 avremo 26 dispositivi “smart connected” per individuo.

Al di là della precisione di queste stime, il problema è che, insieme agli oggetti collegati a internet, aumenteranno non solo le opportunità anche i rischi. Infatti non tutti i produttori di “things” hanno adeguate competenze in termini di cybersecurity per cui spesso i punti più vulnerabili della rete, quelli su cui si concentrano gli attacchi per trovare una porta d’accesso, sono proprio i dispositivi, le “things” appunto. Se da un lato è necessaria ricerca per trovare soluzioni innovative dall’altro è indispensabile un’adeguata formazione dei progettisti di questi sistemi.

Presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, il prof. Gianluca Dini (direttore del master), il prof. Giuseppe Anastasi, l’ing. Pericle Perazzo e l’ing. Carlo Vallati stanno svolgendo ricerche per rendere più sicura l’Internet of Things e le sue applicazioni nelle Smart City e, più in generale, nei sistemi ciberfisici, da vari punti di vista: networking, crittografia, localizzazione, privacy.

I quattro ricercatori sono anche docenti nel Master in Cybersecurity nel quale svolgeranno lezioni ed esercitazioni sia sui fondamenti di networking sia sugli aspetti avanzati di crittografia applicata, argomenti basilari per la sicurezza dell’Internet of Things.

In foto: Dini – Anastasi – Perazzo – Valiati